Il salvataggio in acqua è una questione seria 7


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Nucs di Viterbo in esercitazione

La parola “salvataggio” deriva dal latino salus “salute”, quasi a indicare che la salvezza di un individuo consiste soprattutto nella sua buona salute. Il salvataggio è un’attività molto importante, che per questo deve essere affidata a chi sappia capirne la vera essenza.

Il codice della navigazione italiana, oltre a tutelare la sicurezza nei trasporti, disciplina il pubblico uso del mare. Il mare è considerato un bene pubblico che soddisfa le esigenze della collettività e di cui ognuno di noi è libero di usufruire.

Usufruire del mare implica anche il dover parlare di sicurezza sostenibile, in quanto le autorità pubbliche hanno il dovere di tutelare la sicurezza dei bagnanti e di tutti coloro che utilizzano il mare per il proprio divertimento. In questo quadro si inserisce la figura dell’unità cinofila, l’unità di salvataggio composta dall’uomo e dal suo cane.

Formare un’unità cinofila

Come per tutte le esperienze della vita, la fretta è sempre cattiva consigliera e il voler ottenere “tutto e subito” spesso non porta da nessuna parte. Formare un’unità cinofila significa molte cose: significa mettere insieme tante esperienze e significa “vivere” il proprio cane in modo particolare. Non è sufficiente far entrare il cane in acqua e gioire nel vedere le sue zampette diventare forti leve capaci di solcare il mare. L’addestramento a terra è il primo fondamentale passo se si vuole raggiungere il risultato, e il trascorrere quanti più momenti possibili del quotidiano con il nostro amico a quattro zampe costituisce il secondo e imprescindibile passo per la preparazione di un’unità cinofila.

L’importanza della cooperazione

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Esercitazione dalla barca (NUCS)

Entrambi i passi, l’addestramento a terra e il trascorrere molto tempo insieme al cane, partono dai concetti di “centripetazione” e di “cooperazione”. Con il termine “centripetazione” si intende la capacità del binomio uomo-animale di dirigere l’attenzione all’interno del binomio stesso. Mantenere l’attenzione centripetata (ossia: io sono attento a ciò che fa il mio cane ed il mio cane è attento a ciò che faccio io) è uno degli obiettivi primari per poter instaurare una corretta relazione con il proprio cane.

Un bravo educatore cinofilo, lavorando sulle tre fasi della “focalizzazione”, della “mediazione” e del “riposizionamento”, riuscirà con molti e mirati esercizi a costruire le basi di un rapporto con il suo cane libero da inibizioni e frustrazioni. La possibilità di mantenere alta l’attenzione del cane anche in situazioni particolari, dove sono presenti elementi di distrazione esterna, sarà commisurata all’abitudine del cane di coinvolgerci nelle attività di tutti i giorni.

Di basilare importanza sarà il tipo di relazione che abbiamo costruito con lui. Se passiamo molto tempo con il nostro peloso riusciremo a creare quella complicità e unità che sta alla base di un sano e divertente rapporto collaborativo. Se invece il cane vive tutto il giorno in giardino, ogni tanto lo prendiamo per fare un giro, alla sera non ci segue al ristorante e tanto meno nella camera da letto, avendo lui la sua cuccia lontano da noi, e così via, anche se otterremo ottimi risultati, saranno sicuramente inferiori rispetto a quelli ottenuti seguendo una diversa “filosofia”. Se con il nostro cane passeremo ogni momento utile della nostra vita quotidiana, condivideremo ogni azione e soprattutto ogni avventura, riusciremo ad avere sicuramente un cane eccezionale al nostro fianco.

Mettere in atto questa “filosofia” non vuol dire sacrificarsi per il proprio Fido, ma al contrario essere felici di potersi ritagliare dei momenti di gioia da condividere con lui, in un reciproco scambio di dare e avere (do ut des “do affinchè tu dia”).

Come educare un cane al salvataggio?

Essere centripetati significa essere sempre l’uno un po’ nei pensieri dell’altro. (Luca Spennacchio – studioso di zoo antropologia applicata alla Pet Terapy).

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figurante su canotto tirato dal cane (NUCS)

Se si vuole educare un cane al salvataggio si deve necessariamente partire dalle basi più elementari dell’addestramento. Nell’addestramento al salvataggio in acqua la fase iniziale è quella in cui si devono superare le difficoltà, prima fra tutte quella dell’insegnare al cane a nuotare. Il cane deve avvicinarsi all’elemento acqua nel modo più graduale possibile, senza subire nessun tipo di trauma, senza essere gettato in un lago o nel mare, ma attraverso l’utilizzo delle tecniche di gioco.

La componente gioco e la complicità amichevole con il proprio cane rivestono un’importanza notevole per poter trasformare il nostro peloso in un ottimo e affiatato compagno di avventura. La tecnica del gioco è infatti la più utile per far superare il timore dell’acqua ai nostri cani e con tale metodo si otterrà più facilmente che un cane impari a nuotare in tempi brevi, perché se il cane è “attaccato” al gioco sarà molto più deciso e convinto di entrare in acqua e tale risolutezza gioverà senza dubbio anche allo stile di nuoto.

Per concludere, si inizia con il gioco per insegnare al cane a nuotare, per poi proseguire complicando le situazioni, allo scopo di ottenere alla fine del corso un cane forte e abile. Alcune razze sono predisposte al lavoro in acqua: tra queste si possono menzionare la razza Terranova, la razza Golden Retriever e la razza Labrador.

Normativa e disciplina del salvataggio in acqua

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l’operatore dà ordini al cane di entrare in azione per il salvataggio(NUCS)

In Italia non esiste una normativa specifica che regola il salvataggio in acqua: la formazione delle unità cinofile è lasciata alla libera determinazione delle singole associazioni. Le varie associazioni presenti sul territorio nazionale si occupano della preparazione dei conduttori e dei loro cani attraverso addestramenti mirati, e rilasciano un’apposita tessera di riconoscimento di unità cinofila, riconosciuta dalle Capitanerie di Porto del territorio nazionale (c.d. brevetto).

La tessera di unità cinofila consente di presidiare le spiagge, i laghi, i fiumi e tutti gli specchi d’acqua in cui sia consentita la balneazione, al fine di garantire un’adeguata sicurezza dei bagnanti, soprattutto in mancanza di postazioni di salvataggio. Per poter conseguire la tessera di unità cinofila è necessario il possesso del brevetto di bagnino di salvataggio, che si consegue attraverso un percorso autonomo e parallelo e che è rilasciato, previa apposita preparazione e superamento dell’esame finale, dalla FIN (Federazione Italiana Nuoto) o dalla SNS (Società Nazionale Salvamento).

Possiamo affermare – senza togliere alle altre pari dignità – che le più importanti associazioni italiane in materia di salvataggio in acqua sono: la SICS (Scuola Italiana Cani da Salvataggio) e la SNS (Società Nazionale Salvamento),  e la FISA (Federazione Italiana salvamento acquatico) a queste federazioni  fanno capo il GLAP di Pisa (Gruppo di Lavoro in Acqua di Pisa), la CUCS (Centro Unità Cinofila di Salvataggio) e la NUCS (Nucleo Unità Cinofile di Salvataggio). La SICS, grazie al suo Presidente e Fondatore Ferruccio Pilenga, è riuscita negli anni ad entrare capillarmente nel tessuto nazionale, così da avere in ogni regione italiana una sede che fa capo alle direttive e alla organizzazione della sede centrale. L’opera che la SICS e le altre associazioni pongono in essere è quella di formare l’unità cinofila con mirati percorsi di addestramento ed educazione del binomio uomo-cane, sia a terra che in acqua. Per quanto riguarda, poi, il riconoscimento giuridico di un’unità cinofila e della possibilità di presidiare attivamente il mare e gli altri specchi di acqua, garantendo la sicurezza dei bagnanti, si deve fare riferimento alle ordinanze delle Capitanerie di Porto che ogni anno regolano l’utilizzo delle spiagge e alle singole leggi regionali sulla disciplina dell’uso delle spiagge e delle zone di mare destinate alla balneazione.

Una segnalazione importante si deve fare sulla legge n. 19 del 2014 (“norme per l’accesso alle spiagge degli animali di affezione”), con la quale la Regione Abruzzo ha previsto che “per il potenziamento delle attività di salvataggio e di sicurezza pubblica sulle spiagge e in mare, la Regione favorisce l’impiego di unità cinofile lungo le coste”. L’importanza di questa legge sta non solo nel fatto che per la prima volta in Italia si è dato riconoscimento giuridico alle unità cinofile, ma anche e soprattutto nell’aver finalmente dato rilievo e importanza all’essenziale ruolo che i cani svolgono nel salvare vite umane.

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Moreno Bracaglia in un esercitazione (NUCS)

 

 

Avv. Paola Perrone

brevetto di salvataggio presso la Società Nazionale salvamento di Genova(SNS)

  
  
     

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7 commenti su “Il salvataggio in acqua è una questione seria

  • Lucilla

    Bell’articolo una puntualizzazione , il c.u.c.s. centro unità cinofila di salvataggio fa parte della FIN(FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO ).
    Lucilla milani(presidente del c.u.c.s.)

  • Proietti gianfranco

    Bell’articolo peccato che l’istruttore in foto Bracaglia e L’assistente Bagnanti Cusimano in foto sono Istruttore CINOFILO FISA e Assistenti Bagnanti della FEDERAZIONE ITALIANA SALVAMENTO ACQUATICO vi invito a controllare prima di pubblicare non condividendo la citazione “Possiamo affermare – senza togliere alle altre pari dignità – che le più importanti associazioni italiane in materia di salvataggio in acqua sono: la SICS (Scuola Italiana Cani da Salvataggio) e la SNS (Società Nazionale Salvamento)
    Tutte le Federazioni hanno lo stesso valore se autorizzate dal Ministero! Delegato Provinciale FISA VITERBO Gianfranco Proietti.

  • Proietti gianfranco

    Ringrazio la redazione per la dovuta considerazione della FISA, ribadendo l’ottimo lavoro svolto nella pubblicazione dell’articolo .GProietti Delegato Provinciale FISA Viterbo